Recensione di Reacher 2: Alan Ritchson regala un finale di stagione vibrante ma con qualche difetto!
Scopriamo insieme il successo della seconda stagione di “Reacher”, la serie che ha conquistato un vasto pubblico su Prime Video. Basata sull’undicesimo libro della saga di Lee Child, la trama ha saputo catturare l’attenzione fin dai primi episodi, superando altre produzioni più costose e ambiziose. Il protagonista, interpretato da Alan Ritchson, incarna un supereroe reale che gira per il mondo dispensando giustizia dove necessario.
In un susseguirsi di avventure e misteri, Reacher si trova coinvolto in un intrigo che lo porta a investigare su un losco business delle armi dal valore sorprendentemente basso. Riunendo la sua ex squadra, composta da personaggi caratterizzati da abilità uniche, il maggiore si imbarca in una missione adrenalinica per svelare un cospiratore audace e malvagio.
Man mano che la trama si dipana tra colpi di scena e scontri avvincenti, emergono personaggi secondari come Gaitano Russo, un poliziotto ambiguo la cui relazione con Reacher oscilla tra diffidenza e ammirazione. La morte di Russo segna un punto di svolta nella vicenda, spingendo la sua ex compagna Neagley a fronteggiare le proprie paure e a mettere in discussione la sicurezza del gruppo.
Il confronto finale con il villain principale porta alla luce aspetti caratteriali dei protagonisti, tra momenti di tensione e umorismo. Nonostante qualche criticità nella rappresentazione fisica del personaggio di Reacher, la serie si distingue per la sua capacità di coinvolgere il pubblico con una trama avvincente e personaggi ben definiti. Con l’annuncio di una terza stagione in arrivo, resta da scoprire come evolverà il destino del protagonista e dei suoi alleati nella loro lotta contro le forze oscure che minacciano il mondo in cui vivono.